La pandemia di coronavirus ha messo in risalto la fragilità della vita umana, l’importanza delle piccole realtà locali e la necessità di un rapporto responsabile tra le persone e il pianeta.
Il covid 19 ha cambiato le prioritÁ nel sistema moda?
C’é stato un punto di auto-riflessione generato dai social media, un senso di colpa nei confronti del pianeta in cui viviamo che, dopo tanto tempo, ci siamo sentiti di difendere.
La salute del pianeta coincide con la salute umana e la sostenibilità deve essere un elemento primario per la sua prevenzione.
Quali sono i cambiamenti che questa pandemia ha lasciato?
LA MODA DEVE RALLENTARE
Il Covid-19 ci ha insegnato che rallentare ha molti benefici per la mente, il corpo ma anche per il business.
Ci stiamo allontanando dalla mentalità “More is More” per abbracciare la realtà “Buy less Choose well” ( la moda del compra bene ma di qualità sponsorizzata da Vivienne Westwood).
Il movimento della Slow Fashion sta contrastando quello del Fast Fashion, producendo in una modalità “più lenta” si cerca di educare i consumatori a scelte più responsabili.
L’idea é che non c’é bisogno di acquistare nuovi capi ogni giorno, abbiamo bisogno di meno cose, di qualità maggiore e che durino nel tempo.
Il Covid-19 ha reso i consumatori più consapevoli dei rifiuti che producono quotidianamente. Dopo la pandemia dobbiamo muoverci verso una mentalità senza sprechi. Concentrandoci sulle tre R ovvero: ridurre, riutilizzare e riciclare.
Nel 2020 i tassi di consumo e di produzione sono diminuiti drasticamente, molti designer hanno deciso di intraprendere un percorso di riduzione dei capi presentati nelle loro collezioni. E’ fondamentale introdurre nel sistema il riciclo dei capi creati, muovendosi verso un’economia circolare più sostenibile.
LA MODA DEVE METTERE LE PERSONE AL PRIMO POSTO
Per molti anni le aziende si sono concentrate con iniziative sull’impatto ambientale mettendo le problematiche sociali al secondo posto, ma la pandemia ha portato con sé una nuova visione di moda con un focus primario orientato sulle persone,
Nei paesi in via di sviluppo i dipendenti delle fabbriche lavorano ogni giorno in condizioni precarie, sottopagati, rischiando la propria vita, a volte senza cibo e senza acqua potabile.
Tutto ciò ci porta a una grande riflessione:
E’ davvero importante usare meno acqua per la produzione di una linea di cotone biologico se l azienda non ha interesse per il fenomeno dello sfruttamento sociale?
LA MODA DEVE RENDERE LA SOSTENIBILITA’ INCLUSIVA
I Brand sostenibili devono essere accessibili a tutti.
Fino ad ora, non solo sono stati difficili da trovare ma sono stati riservati a una nicchia di acquirenti con un reddito medio-alto, tutto ciò scoraggia il restante target di persone (fascia medio-bassa) che vuole intraprendere un cambiamento green.
Il costo è comprensibilmente un problema per molti marchi; questo perchè é difficile creare un prodotto sostenibile a un prezzo competitivo contro le controparti non sostenibili.
L’ unico modo per i brand di assorbire i costi aggiuntivi, é un aumento della domanda dei prodotti. Questa a sua volta aumenta la necessità della materia prima Bio, consentendo la riduzione dei costi.
Un impatto a breve termine per raggiungere un obiettivo a lungo termine.
Secondo uno studio di Genomatic, il 37% degli americani è ancora disposto a pagare di più per prodotti sostenibili, salendo al 43% tra la Gen Z. I consumatori sono pronti a fare il sacrificio ma anche i marchi devono esserlo.